L'età dei "perché" va a grandi linee dai tre ai quattro anni: è il momento, nella vita di un genitore, in cui ti rendi conto che la tua scolarizzazione non basta a rispondere a tutto.
Ma anche se la raffica di domande può calare drasticamente, i "perché" restano ben attivi nella testa di ogni bambino: sicuramente più filtrati, a volte non espressi, a volte chiesti solo dopo un meditato tentativo di rispondersi da solo, continuano comunque a pervadere tutta l'infanzia, e sono uno strumento fondamentale di conoscenza del mondo.
Finn, protagonista di Il piccolo lupo Perché di Sylvia Englert (edizioni LupoGuido) di domande ne ha sicuramente molte, ma ancora di più ne ha il suo piccolo amico: un lupetto che Finn incontra sulla lunga strada per la scuola.
Un amico immaginario? O forse un cagnolino a cui il protagonista aggiunge la parola con la fantasia?
Non lo sappiamo, non ha importanza. Nel romanzo è semplicemente tutto vero e reale, come nella mente di Finn.
L'animaletto appartiene a una specie rara: è un Lupo Perché, e come un bimbo di 3-4 anni riempie Finn di domande di ogni genere: perché non crescono le polpette sugli alberi? Perché gli uomini hanno solo due braccia?
Ma se il Lupo Perché ci ricorda tanto un bambino, Finn non ricorda affatto un genitore: le sue risposte non sono razionali, logiche e concrete, ma sono un'esplosione di fantasia.
Le domande del Piccolo Lupo Perché diventano quindi per Finn l'espediente per inventare storie e mondi immaginari, in cui gli alberi di polpette si sono estinti a causa delle piante carnivore e gli uomini possono avere anche tre, sei, dodici braccia: basta ordinarle (però costano care!).
Le illustrazioni di Sabine Dully arricchiscono le storie con uno stile perfettamente a tono con la narrazione: curioso, accattivante, ma allo stesso tempo semplice, come se la fantasia fosse parte integrante della realtà.
Il piccolo lupo Perché è un libro a capitoli quasi indipendenti: a ogni capitolo corrisponde un diverso episodio, una diversa narrazione. Manca una vera e propria trama comune, ma si può notare comunque un limitato sviluppo temporale, una leggera evoluzione dei personaggi, dal protagonista alle altre comparse (la maestra, i compagni di scuola).
Con candore fanciullesco e sempre con un sorriso di fondo, Il piccolo lupo Perché sfiora anche tematiche più impegnative: il bullismo, le famiglie allargate.
Finn ha uno sguardo comprensivo sul mondo: Justin fa il bullo perché ha una famiglia difficile, la sua sorellastra si comporta male perché è adolescente. E questo talento empatico del protagonista avrà effetti benefici anche sui comportamenti altrui. Anche il piccolo lupo verrà contagiato dalla fantasia e dal sorriso di Flinn, e imparerà a rispondergli a tono.
Anche se si tratta di un romanzo adatto a bimbi in età scolare, Il piccolo lupo Perché fa venire voglia di tornare indietro nel tempo, di tornare a quella prima età dei "perché" e provare a rispondere in un modo diverso, meno razionale, più carico di meraviglia e immaginazione, per offrire ai nostri figli un mondo meno logico ma molto più sorridente.
Ma anche se la raffica di domande può calare drasticamente, i "perché" restano ben attivi nella testa di ogni bambino: sicuramente più filtrati, a volte non espressi, a volte chiesti solo dopo un meditato tentativo di rispondersi da solo, continuano comunque a pervadere tutta l'infanzia, e sono uno strumento fondamentale di conoscenza del mondo.
Finn, protagonista di Il piccolo lupo Perché di Sylvia Englert (edizioni LupoGuido) di domande ne ha sicuramente molte, ma ancora di più ne ha il suo piccolo amico: un lupetto che Finn incontra sulla lunga strada per la scuola.
Un amico immaginario? O forse un cagnolino a cui il protagonista aggiunge la parola con la fantasia?
Non lo sappiamo, non ha importanza. Nel romanzo è semplicemente tutto vero e reale, come nella mente di Finn.
L'animaletto appartiene a una specie rara: è un Lupo Perché, e come un bimbo di 3-4 anni riempie Finn di domande di ogni genere: perché non crescono le polpette sugli alberi? Perché gli uomini hanno solo due braccia?
Ma se il Lupo Perché ci ricorda tanto un bambino, Finn non ricorda affatto un genitore: le sue risposte non sono razionali, logiche e concrete, ma sono un'esplosione di fantasia.
Le domande del Piccolo Lupo Perché diventano quindi per Finn l'espediente per inventare storie e mondi immaginari, in cui gli alberi di polpette si sono estinti a causa delle piante carnivore e gli uomini possono avere anche tre, sei, dodici braccia: basta ordinarle (però costano care!).
Le illustrazioni di Sabine Dully arricchiscono le storie con uno stile perfettamente a tono con la narrazione: curioso, accattivante, ma allo stesso tempo semplice, come se la fantasia fosse parte integrante della realtà.
Il piccolo lupo Perché è un libro a capitoli quasi indipendenti: a ogni capitolo corrisponde un diverso episodio, una diversa narrazione. Manca una vera e propria trama comune, ma si può notare comunque un limitato sviluppo temporale, una leggera evoluzione dei personaggi, dal protagonista alle altre comparse (la maestra, i compagni di scuola).
Con candore fanciullesco e sempre con un sorriso di fondo, Il piccolo lupo Perché sfiora anche tematiche più impegnative: il bullismo, le famiglie allargate.
Finn ha uno sguardo comprensivo sul mondo: Justin fa il bullo perché ha una famiglia difficile, la sua sorellastra si comporta male perché è adolescente. E questo talento empatico del protagonista avrà effetti benefici anche sui comportamenti altrui. Anche il piccolo lupo verrà contagiato dalla fantasia e dal sorriso di Flinn, e imparerà a rispondergli a tono.
Anche se si tratta di un romanzo adatto a bimbi in età scolare, Il piccolo lupo Perché fa venire voglia di tornare indietro nel tempo, di tornare a quella prima età dei "perché" e provare a rispondere in un modo diverso, meno razionale, più carico di meraviglia e immaginazione, per offrire ai nostri figli un mondo meno logico ma molto più sorridente.
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