Avete presente qualcuno di quei meme che mettono a confronto le aspettative su qualcosa con la realtà dei fatti?
Ecco, la vita di un genitore è almeno al 60% così: fatta di immagini idilliache puntualmente smentite dai fatti. E non ci sono soluzioni se non quella, universale e sempre valida, dell'autoironia.
Lo ha raccontato con la solita maestria un grande autore come Quentin Blake, nel suo Zagazoo, albo del 1998 portato in Italia da Camelozampa nel 2016 e vincitore di un meritatissimo Premio Andersen nel 2017.
Zagazoo racconta la storia di George e Bella, una coppia equilibrata ed affiatata, a cui un giorno arriva un bimbo: Zagazoo.
E quando dico "arriva" intendo proprio che viene recapitato loro per posta, con un pacco, come un oggetto che era stato ordinato.
E all'inizio Zagazoo è proprio questo: poco più di un giocattolo, un essere arrivato per farli felici. E come un bambolotto i due se lo lanciano allegramente.
Ben presto, iniziano però le sorprese. Una mattina i due si svegliano e il piccolo Zagazoo si è trasformato in un cucciolo di avvoltoio che lancia strilli tremendi.
E non appena i due si sono abituati agli strilli, Zagazoo diventa un elefante che travolge tutto ciò che incontra.
Seguono le trasformazioni in facocero, drago sputafuoco, pipistello lamentoso, mostro peloso.
E ci sono periodi in cui Zagazoo riesce ad essere tutte queste cose assieme.
Le reazioni dei due genitori oscillano tra smarrimento, sgomento, curiosità e disperazione.
Finché un giorno, Zagazoo si mostra come "un giovanotto dalle maniere impeccabili".
Ma la storia, naturalmente, non finisce qui, e l'albo riserva ancora ai lettori qualche ironica sorpresa.
Nella sua forza tragicomica e nella sua potente ironia, Zagazoo riesce a cogliere molti aspetti cruciali della genitorialità, dal ritrovarsi in casa un essere completamente fuori controllo all'affrontare i continui mutamenti che colgono ogni bambino (e che tipicamente avvengono appena hai trovato un modo per gestire il cambiamento precedente).
È un albo adatto soprattutto ad adulti (magari neogenitori) che abbiano bisogno di stemperare con l'ironia le piccole e grandi difficoltà che si trovano ad affrontare, ma potrebbe essere anche un modo per entrare in empatia con un bambino abbastanza maturo da coglierne il senso, raccontandogli un po' delle proprie fragilità di genitori.
Zagazoo ci aiuta a sorridere davanti a una grande e non sempre facile verità: i bimbi non sono nostri, non sono fatti a nostra immagine, non crescono come ci eravamo aspettati facessero. Ma è la vita, ed è meravigliosa anche per questa sua imprevedibilità.
Lo stesso concetto, da un diverso punto di vista, l'ho ritrovato da poco in Frullato, un albo di Silvia Speranza e Virginie Soumagnac uscito recentemente per Zoolibri. L'argomento è sempre quello: un nuovo arrivo in famiglia, ma il punto di vista è stavolta quello del fratello maggiore.
Il bambino mette a confronto gli animaletti domestici dei suoi amici con la sorellina che gli è arrivata, e che sembra essere un mix di tanti animali.
Graffia come un gatto, morde come un cane, urla come un merlo indiano e così via.
Per questo il protagonista la chiama Frullato, e la percepisce come un elemento estraneo, di disturbo, una bestiolina infestante che invade gli spazi e provoca disagi di vario genere.
Tutto questo finché "Frullato" si ammala, e per la prima volta il fratello la vede ferma e inerte sul divano. Un piccolo gesto d'affetto fra i due gli apre gli occhi: Frullato ora è Giorgia, sua sorella, e il finale lascia presagire (con una soluzione forse un po' troppo semplicistica) l'inizio di un nuovo rapporto di complicità tra i due.
Interessante l'utilizzo dei risguardi: quello iniziale pieno di animaletti, quello finale con i due protagonisti, fratello e sorella, che giocano assieme.
Pur non amando i libri che propongono storie di gelosia tra fratelli, e semplici quanto improvvise risoluzioni (non si "impara" ad amare un fratello perché lo si è letto su un libro!), trovo che Frullato abbia il pregio di andare un po' oltre gli schemi classici di rivalità per l'amore di mamma e papà, che in questo albo sono assolutamente marginali, per proporre un punto di vista curioso, che tocca corde autentiche.
Il nuovo arrivo in famiglia sconvolge per il suo essere diverso da come lo si attende, e spesso presenta tratti più animali che umani: è incontrollabile, comunica con urla e non con parole, esplora e si esprime con la totalità del corpo, privo ancora di educazione e di schemi sociali.
Così diversi per punto di vista, target, intento e dimensione ironica, Zagazoo e Frullato colgono nella nascita di un bimbo un fattore universale eppure così poco conosciuto da chi non l'ha vissuto: quello che entra in casa non è ancora parte della famiglia, ma un essere sconosciuto, spesso fuori controllo, con una sua vita e una sua personalità, che rompe gli equilibri e costringe tutti a ripensare i propri spazi e i propri tempi.
L'espressione "cucciolo d'uomo", insomma, ha un grande fondo di verità.
Ecco, la vita di un genitore è almeno al 60% così: fatta di immagini idilliache puntualmente smentite dai fatti. E non ci sono soluzioni se non quella, universale e sempre valida, dell'autoironia.
Lo ha raccontato con la solita maestria un grande autore come Quentin Blake, nel suo Zagazoo, albo del 1998 portato in Italia da Camelozampa nel 2016 e vincitore di un meritatissimo Premio Andersen nel 2017.
Zagazoo racconta la storia di George e Bella, una coppia equilibrata ed affiatata, a cui un giorno arriva un bimbo: Zagazoo.
E quando dico "arriva" intendo proprio che viene recapitato loro per posta, con un pacco, come un oggetto che era stato ordinato.
E all'inizio Zagazoo è proprio questo: poco più di un giocattolo, un essere arrivato per farli felici. E come un bambolotto i due se lo lanciano allegramente.
Ben presto, iniziano però le sorprese. Una mattina i due si svegliano e il piccolo Zagazoo si è trasformato in un cucciolo di avvoltoio che lancia strilli tremendi.
E non appena i due si sono abituati agli strilli, Zagazoo diventa un elefante che travolge tutto ciò che incontra.
Seguono le trasformazioni in facocero, drago sputafuoco, pipistello lamentoso, mostro peloso.
E ci sono periodi in cui Zagazoo riesce ad essere tutte queste cose assieme.
Le reazioni dei due genitori oscillano tra smarrimento, sgomento, curiosità e disperazione.
Finché un giorno, Zagazoo si mostra come "un giovanotto dalle maniere impeccabili".
Ma la storia, naturalmente, non finisce qui, e l'albo riserva ancora ai lettori qualche ironica sorpresa.
Nella sua forza tragicomica e nella sua potente ironia, Zagazoo riesce a cogliere molti aspetti cruciali della genitorialità, dal ritrovarsi in casa un essere completamente fuori controllo all'affrontare i continui mutamenti che colgono ogni bambino (e che tipicamente avvengono appena hai trovato un modo per gestire il cambiamento precedente).
È un albo adatto soprattutto ad adulti (magari neogenitori) che abbiano bisogno di stemperare con l'ironia le piccole e grandi difficoltà che si trovano ad affrontare, ma potrebbe essere anche un modo per entrare in empatia con un bambino abbastanza maturo da coglierne il senso, raccontandogli un po' delle proprie fragilità di genitori.
Zagazoo ci aiuta a sorridere davanti a una grande e non sempre facile verità: i bimbi non sono nostri, non sono fatti a nostra immagine, non crescono come ci eravamo aspettati facessero. Ma è la vita, ed è meravigliosa anche per questa sua imprevedibilità.
Lo stesso concetto, da un diverso punto di vista, l'ho ritrovato da poco in Frullato, un albo di Silvia Speranza e Virginie Soumagnac uscito recentemente per Zoolibri. L'argomento è sempre quello: un nuovo arrivo in famiglia, ma il punto di vista è stavolta quello del fratello maggiore.
Il bambino mette a confronto gli animaletti domestici dei suoi amici con la sorellina che gli è arrivata, e che sembra essere un mix di tanti animali.
Graffia come un gatto, morde come un cane, urla come un merlo indiano e così via.
Per questo il protagonista la chiama Frullato, e la percepisce come un elemento estraneo, di disturbo, una bestiolina infestante che invade gli spazi e provoca disagi di vario genere.
Tutto questo finché "Frullato" si ammala, e per la prima volta il fratello la vede ferma e inerte sul divano. Un piccolo gesto d'affetto fra i due gli apre gli occhi: Frullato ora è Giorgia, sua sorella, e il finale lascia presagire (con una soluzione forse un po' troppo semplicistica) l'inizio di un nuovo rapporto di complicità tra i due.
Interessante l'utilizzo dei risguardi: quello iniziale pieno di animaletti, quello finale con i due protagonisti, fratello e sorella, che giocano assieme.
Pur non amando i libri che propongono storie di gelosia tra fratelli, e semplici quanto improvvise risoluzioni (non si "impara" ad amare un fratello perché lo si è letto su un libro!), trovo che Frullato abbia il pregio di andare un po' oltre gli schemi classici di rivalità per l'amore di mamma e papà, che in questo albo sono assolutamente marginali, per proporre un punto di vista curioso, che tocca corde autentiche.
Il nuovo arrivo in famiglia sconvolge per il suo essere diverso da come lo si attende, e spesso presenta tratti più animali che umani: è incontrollabile, comunica con urla e non con parole, esplora e si esprime con la totalità del corpo, privo ancora di educazione e di schemi sociali.
Così diversi per punto di vista, target, intento e dimensione ironica, Zagazoo e Frullato colgono nella nascita di un bimbo un fattore universale eppure così poco conosciuto da chi non l'ha vissuto: quello che entra in casa non è ancora parte della famiglia, ma un essere sconosciuto, spesso fuori controllo, con una sua vita e una sua personalità, che rompe gli equilibri e costringe tutti a ripensare i propri spazi e i propri tempi.
L'espressione "cucciolo d'uomo", insomma, ha un grande fondo di verità.
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