Cambiare punto di vista: un esercizio difficile per un adulto, a volte. Figuriamoci per un bambino.
Che poi "punto di vista" significa tante cose: mettersi nei panni degli altri, vedere le cose da un'angolazione nuova, considerare una parola secondo un significato diverso da quello abituale, capire che il mondo cambia secondo il modo in cui lo guardi.
L'operazione che fa minibombo con Cose mai viste comprende parecchi di questi significati.
Si direbbe che questo albo continua e completa l'operazione iniziata con Ho visto una talpa, mettendo i lettori di fronte a piccoli dilemmi che si possono risolvere solo guardando le cose con altri occhi.
Se dopo questa premessa vi aspettate un trattato filosofico, o una storia con una morale profonda, o un testo riflessivo, be', probabilmente non conoscete abbastanza questa casa editrice, che è in grado di trasmettere i meccanismi narrativi più insoliti con immagini semplici e accattivanti, pochissimo testo e una struttura irresistibilmente comica.
Colori vivacissimi e il solito stile grafico e caricaturale di Silvia Borando illustrano in questo albo un breve e insolito catalogo di Cose mai viste, non perché non esistano, ma perché... non si riescono a vedere.
Si inizia infatti con una pecora molto lanosa, così lanosa che non si riesce a vederne il muso.
C'è poi un ragno troppo alto, tanto che esce dalla pagina e possiamo vederne solo le zampe, e a quel punto forse avete capito il meccanismo, e vi aspettate un altro animale che non si vede a causa di una sua caratteristica fisica.
E invece no, perché la Borando non smette di sorprenderci, continuando a spostare il significato di "cose mai viste", cosicché ogni pagina contiene una sorpresa, ma anche un piccolo esercizio di comprensione per essere colta e per scatenare la risata che inevitabilmente ne scaturirà.
Troviamo così una lumaca insolitamente veloce (che è già uscita un po' dall'inquadratura, lasciandoci solo la coda), ma anche una lucciola spenta, naturalmente di notte.
E qui mi fermo, per lasciarvi scoprire da soli l'incredibile carrellata di Cose mai viste, assicurandovi che le sorprese non mancheranno, fino all'ultima, comica pagina.
Non vi viene voglia di girare la testa (sia come contenitore, sia come contenuto) e cercare anche voi dei punti di vista nuovi da cui guardare le cose?
Come sarà la mamma vista da sotto?
E il Piccolo T quando va a dormire d'inverno?
E com'è un piatto di pasta dopo che è passato il papà?
PS: C'è anche un altro aspetto che adoro di Cose mai viste: è un perfetto incoraggiamento per chi dice di non saper disegnare; insegna a usare la creatività dove la tecnica non arriva.
"Non sai disegnare? Davvero? Prova con un ragno troppo alto".
Che poi "punto di vista" significa tante cose: mettersi nei panni degli altri, vedere le cose da un'angolazione nuova, considerare una parola secondo un significato diverso da quello abituale, capire che il mondo cambia secondo il modo in cui lo guardi.
L'operazione che fa minibombo con Cose mai viste comprende parecchi di questi significati.
Si direbbe che questo albo continua e completa l'operazione iniziata con Ho visto una talpa, mettendo i lettori di fronte a piccoli dilemmi che si possono risolvere solo guardando le cose con altri occhi.
Se dopo questa premessa vi aspettate un trattato filosofico, o una storia con una morale profonda, o un testo riflessivo, be', probabilmente non conoscete abbastanza questa casa editrice, che è in grado di trasmettere i meccanismi narrativi più insoliti con immagini semplici e accattivanti, pochissimo testo e una struttura irresistibilmente comica.
Colori vivacissimi e il solito stile grafico e caricaturale di Silvia Borando illustrano in questo albo un breve e insolito catalogo di Cose mai viste, non perché non esistano, ma perché... non si riescono a vedere.
Si inizia infatti con una pecora molto lanosa, così lanosa che non si riesce a vederne il muso.
C'è poi un ragno troppo alto, tanto che esce dalla pagina e possiamo vederne solo le zampe, e a quel punto forse avete capito il meccanismo, e vi aspettate un altro animale che non si vede a causa di una sua caratteristica fisica.
E invece no, perché la Borando non smette di sorprenderci, continuando a spostare il significato di "cose mai viste", cosicché ogni pagina contiene una sorpresa, ma anche un piccolo esercizio di comprensione per essere colta e per scatenare la risata che inevitabilmente ne scaturirà.
Troviamo così una lumaca insolitamente veloce (che è già uscita un po' dall'inquadratura, lasciandoci solo la coda), ma anche una lucciola spenta, naturalmente di notte.
E qui mi fermo, per lasciarvi scoprire da soli l'incredibile carrellata di Cose mai viste, assicurandovi che le sorprese non mancheranno, fino all'ultima, comica pagina.
Non vi viene voglia di girare la testa (sia come contenitore, sia come contenuto) e cercare anche voi dei punti di vista nuovi da cui guardare le cose?
Come sarà la mamma vista da sotto?
E il Piccolo T quando va a dormire d'inverno?
E com'è un piatto di pasta dopo che è passato il papà?
PS: C'è anche un altro aspetto che adoro di Cose mai viste: è un perfetto incoraggiamento per chi dice di non saper disegnare; insegna a usare la creatività dove la tecnica non arriva.
"Non sai disegnare? Davvero? Prova con un ragno troppo alto".
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