I bambini sono vivi, anche nei colori. Non hanno sfumature.
Non ne hanno con la gioia, non ne hanno con la tristezza. È una questione di prospettiva: in una vita durata finora pochi anni, mezz'ora di attesa è un tempo infinito e un pomeriggio da un amico saltato è un'occasione che potrebbe non ripresentarsi mai più.
Se qualcosa va male, ci viene da dire "Non è niente", ma è una bugia. Per noi non è niente, per loro è tutto.
E allora forse "Non è niente" non è l'approccio ideale da utilizzare con loro, perché non è quello che sentono. È molto più efficace cercare di vedere le cose semplicemente da un altro punto di vista: ogni sfortuna può diventare una fortuna, e in questo i bambini sono molto più bravi di noi, perché sanno spazzare le nuvole e far tornare il sereno in un batter d'occhio.
È questo che racconta Pom e Pim, albo degli svedesi Lena e Olof Landström portato in Italia da Beisler.
In un'ambientazione è quotidiana, rappresenta situazioni in cui ogni bambino può rispecchiarsi, l'albo racconta le vicende di Pom e del suo pupazzo Pim.
Con una logica narrativa che vi ricorderà quella del celebre Fortunatamente (seppur con un ritmo meno cadenzato e lasciando più spazio alla narrazione che ai continui cambiamenti di fronte) vediamo alternarsi eventi fortunati e sfortunati che cambiano iimmediatamente la prospettiva del protagonista.
Pom cade (che sfortuna!) ma grazie alla caduta trova una banconota a terra (che fortuna!)
Scopriamo così che da ogni evento avverso può nascere qualcosa di buono.
E se non nasce... basta lavorarci un po'.
Da un palloncino rotto, ad esempio, può nascere un impermeabile per Pim.
Perché Pom e Pim è così: mostra che crucciarsi è inutile, è molto meglio ribaltare la prospettiva e scoprire la fortuna dentro la sfortuna.
Semplice nel linguaggio sia testuale che visivo, Pom e Pim è adatto ai bimbi fin dai due anni, che non faticheranno a riconoscersi nel protagonista.
E il tormentone "che sfortuna!" / "che fortuna!" può diventare un simpatico esercizio per imparare (e parlo anche di noi adulti) a vedere il lato bello delle cose, oppure a costruirselo, come fa Pom con l'impermeabile di Pim.
Oh, oh, ci si è bucato un calzino, che sfortuna!
E se gli tagliassimo la punta e lo trasformassimo in uno scaldacollo per pupazzi?
O, con un paio di tagli in più, in un bel vestito elegante?
Avere tempo libero e un pizzico di fantasia: che fortuna!
Non ne hanno con la gioia, non ne hanno con la tristezza. È una questione di prospettiva: in una vita durata finora pochi anni, mezz'ora di attesa è un tempo infinito e un pomeriggio da un amico saltato è un'occasione che potrebbe non ripresentarsi mai più.
Se qualcosa va male, ci viene da dire "Non è niente", ma è una bugia. Per noi non è niente, per loro è tutto.
E allora forse "Non è niente" non è l'approccio ideale da utilizzare con loro, perché non è quello che sentono. È molto più efficace cercare di vedere le cose semplicemente da un altro punto di vista: ogni sfortuna può diventare una fortuna, e in questo i bambini sono molto più bravi di noi, perché sanno spazzare le nuvole e far tornare il sereno in un batter d'occhio.
È questo che racconta Pom e Pim, albo degli svedesi Lena e Olof Landström portato in Italia da Beisler.
In un'ambientazione è quotidiana, rappresenta situazioni in cui ogni bambino può rispecchiarsi, l'albo racconta le vicende di Pom e del suo pupazzo Pim.
Con una logica narrativa che vi ricorderà quella del celebre Fortunatamente (seppur con un ritmo meno cadenzato e lasciando più spazio alla narrazione che ai continui cambiamenti di fronte) vediamo alternarsi eventi fortunati e sfortunati che cambiano iimmediatamente la prospettiva del protagonista.
Pom cade (che sfortuna!) ma grazie alla caduta trova una banconota a terra (che fortuna!)
Scopriamo così che da ogni evento avverso può nascere qualcosa di buono.
E se non nasce... basta lavorarci un po'.
Da un palloncino rotto, ad esempio, può nascere un impermeabile per Pim.
Perché Pom e Pim è così: mostra che crucciarsi è inutile, è molto meglio ribaltare la prospettiva e scoprire la fortuna dentro la sfortuna.
Semplice nel linguaggio sia testuale che visivo, Pom e Pim è adatto ai bimbi fin dai due anni, che non faticheranno a riconoscersi nel protagonista.
E il tormentone "che sfortuna!" / "che fortuna!" può diventare un simpatico esercizio per imparare (e parlo anche di noi adulti) a vedere il lato bello delle cose, oppure a costruirselo, come fa Pom con l'impermeabile di Pim.
Oh, oh, ci si è bucato un calzino, che sfortuna!
E se gli tagliassimo la punta e lo trasformassimo in uno scaldacollo per pupazzi?
O, con un paio di tagli in più, in un bel vestito elegante?
Avere tempo libero e un pizzico di fantasia: che fortuna!
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