Questo post è dedicato a chi almeno una volta ha provato a contare il numero di "mamma!" pronunciati in un giorno (fermandosi come me verso le 11 di mattina dopo aver perso il conto).
Se non fosse che qui la femmina è la figlia maggiore, Cinque minuti di pace (Jill Murphy, Nord-sud edizioni) fotograferebbe perfettamente la mia situazione in casa: tre "elefantini" che mi seguono ovunque vada chiedendomi le cose più svariate (ok, l'ultima arrivata ancora non parla né cammina, ma a modo suo sa chiamarmi perfettamente).
La storia inizia con la mamma che arriva in cucina, dove i tre elefantini stanno facendo colazione, un po' come la fanno tanti bambini che conosciamo (io ne ho in mente un paio...): corn flakes per terra, barattoli rovesciati, latte un po' ovunque.
La mamma allora si prepara il suo vassoio con il the, il giornale e qualche cosa di dolce da mangiare, e prova ad appartarsi per godersi la sua colazione in santa pace.
Agli elefantini che le chiedono perché non possono seguirla risponde:
Letta così, su un libro, abituati come siamo alle realtà romanzate ed edulcorate, sembra una risposta cattiva e sgarbata. In realtà è soltanto una risposta vera.
A quante di noi è capitato di dirlo, in un modo o nell'altro?
Mamma elefante si prepara un bagno caldo e si gode la sua tranquillità.
Che naturalmente dura pochissimo: la figlia maggiore vuole leggerle il suo libro preferito, il medio vuole suonare per lei, il piccolo le porta i suoi giochi.
La mamma, sospirando, cede alle loro richieste, e ogni volta i piccoli si prendono qualche libertà in più (alla maggiore concede di leggere una pagina, ma lei ne legge quattro e mezza).
Tutti vogliono le sue attenzioni, tutti vogliono fare qualcosa per lei, anche se l'unica cosa che le farebbe davvero piacere è... che non facessero nulla.
Alla fine mamma elefante riuscirà a trovarsi un momento per sé, anche se non esattamente come aveva progettato.
Cinque minuti di pace parla alle mamme che a volte si sentono in colpa perché desiderano un po' di tranquillità. E parla ai bambini che vorrebbero far vedere alla mamma tutto ma proprio tutto quello che fanno, e a volte si sentono dire di no.
Gli elefantini "offrono" alla mamma le loro cose preferite, credono di farle un favore, e la risposta rassegnata dell'elefantessa esprime stanchezza e amore al tempo stesso.
Cinque minuti di pace è un albo che non ha una morale, non cerca una conciliazione tra i due punti di vista; non è, insomma, un libro "didattico". E per fortuna.
È semplicemente un libro che fa ridere (la rassegnazione della mamma, l'entusiasmo dei bimbi, i pasticci del piccolo Edo, il minore, sono molto divertenti) e in cui è facile identificarsi.
È in qualche modo un libro catartico, un libro che "ci capisce". E non è un caso che il Piccolo D (così simile al piccolo Edo del libro) se lo sia fatto leggere un milione di volte.
E ora vi saluto: sento un "mamma!" dalla sala. I miei cinque minuti di pacefiniscono qui. :)
Se non fosse che qui la femmina è la figlia maggiore, Cinque minuti di pace (Jill Murphy, Nord-sud edizioni) fotograferebbe perfettamente la mia situazione in casa: tre "elefantini" che mi seguono ovunque vada chiedendomi le cose più svariate (ok, l'ultima arrivata ancora non parla né cammina, ma a modo suo sa chiamarmi perfettamente).
La storia inizia con la mamma che arriva in cucina, dove i tre elefantini stanno facendo colazione, un po' come la fanno tanti bambini che conosciamo (io ne ho in mente un paio...): corn flakes per terra, barattoli rovesciati, latte un po' ovunque.
La mamma allora si prepara il suo vassoio con il the, il giornale e qualche cosa di dolce da mangiare, e prova ad appartarsi per godersi la sua colazione in santa pace.
Agli elefantini che le chiedono perché non possono seguirla risponde:
"Perché voglio cinque minuti di pace lontana da voi, ecco perché"
Letta così, su un libro, abituati come siamo alle realtà romanzate ed edulcorate, sembra una risposta cattiva e sgarbata. In realtà è soltanto una risposta vera.
A quante di noi è capitato di dirlo, in un modo o nell'altro?
Mamma elefante si prepara un bagno caldo e si gode la sua tranquillità.
Che naturalmente dura pochissimo: la figlia maggiore vuole leggerle il suo libro preferito, il medio vuole suonare per lei, il piccolo le porta i suoi giochi.
La mamma, sospirando, cede alle loro richieste, e ogni volta i piccoli si prendono qualche libertà in più (alla maggiore concede di leggere una pagina, ma lei ne legge quattro e mezza).
Tutti vogliono le sue attenzioni, tutti vogliono fare qualcosa per lei, anche se l'unica cosa che le farebbe davvero piacere è... che non facessero nulla.
Alla fine mamma elefante riuscirà a trovarsi un momento per sé, anche se non esattamente come aveva progettato.
Cinque minuti di pace parla alle mamme che a volte si sentono in colpa perché desiderano un po' di tranquillità. E parla ai bambini che vorrebbero far vedere alla mamma tutto ma proprio tutto quello che fanno, e a volte si sentono dire di no.
Gli elefantini "offrono" alla mamma le loro cose preferite, credono di farle un favore, e la risposta rassegnata dell'elefantessa esprime stanchezza e amore al tempo stesso.
Cinque minuti di pace è un albo che non ha una morale, non cerca una conciliazione tra i due punti di vista; non è, insomma, un libro "didattico". E per fortuna.
È semplicemente un libro che fa ridere (la rassegnazione della mamma, l'entusiasmo dei bimbi, i pasticci del piccolo Edo, il minore, sono molto divertenti) e in cui è facile identificarsi.
È in qualche modo un libro catartico, un libro che "ci capisce". E non è un caso che il Piccolo D (così simile al piccolo Edo del libro) se lo sia fatto leggere un milione di volte.
E ora vi saluto: sento un "mamma!" dalla sala. I miei cinque minuti di pacefiniscono qui. :)
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