A scuola non ho mai amato particolarmente la storia, ma le storie, quelle sรฌ, mi hanno sempre appassionato. L'uomo รจ fatto per ascoltare storie, e le storie sono il nostro filtro per leggere il mondo.
Credo che una storia sia anche il modo piรน giusto per raccontare la shoah ai propri figli.
Non "la" storia, fredda, impersonale, ma il racconto di un vissuto, di un'esperienza, di un frammento di vita che in quella storia ci รจ passato attraverso.
Il violino di Auschwitz รจ una storia terribile, una storia bellissima, una storia vera.
ร un violino a raccontarla, parlando in prima persona.
Acquistato da un padre per la figlia Eva Maria, detta Cicci, finisce con lei ad Auschwitz, dove per un po' le permette di vivere una condizione migliore rispetto a quella degli altri deportati, perchรฉ la ragazza, grazie alle sue capacitร di musicista, entra a far parte dell'orchestra che suona per le SS.
Il violino racconta la sua storia con parole semplici, adatte anche a bambini. Senza troppe introspezioni, metafore o riflessioni. In fondo, รจ solo un violino.
C'รจ solo un punto in cui la narrazione si lascia scivolare su un piano piรน astratto, ed รจ quando la storia (quella di Cicci e del suo violino) incontra per la prima volta la Storia.
ร anche l'unico punto in cui le immagini non si limitano ad aggiungere espressivitร al racconto, ma lo completano.
Il testo non dice nulla, allude. ร il titolo del giornale disegnato a spiegare.
E per l'adulto che legge รจ un pugno nello stomaco.
Per il bambino che ascolta, invece (perchรฉ credo che, soprattutto per i bimbi che per la prima volta si approcciano a questo tema, sia doverosa una lettura mediata dall'adulto), รจ il momento di fare domande, e di capire cosa stava succedendo, ma solo attraverso la voce di mamma o papร .
Anna Lavatelli ha ricostruito i fatti senza cedere troppo agli elementi romanzeschi, se non forse in alcuni dialoghi iniziali. Ma sono dettagli che passano, di fronte all'intensitร di una storia che non ha bisogno di fronzoli per colpire dritta al cuore.
Le illustrazioni di Cinzia Ghigliano dicono tutto ciรฒ che le parole non hanno potuto fare, per non cedere alla retorica.
Ci mostrano Eva Maria felice come una ragazzina con il suo violino nuovo in mano.
Ce la fanno vedere improvvisamente piรน adulta di fronte alla scelta della fuga per salvarsi.
E la mostrano infine privata di ogni etร , e di molta della sua umanitร , accanto al filo spinato del campo di concentramento, per poi farle ritrovare luce, bellezza e passione soltanto nel momento in cui si lascia andare al suono del suo strumento.
C'รจ anche il fratello di Eva Maria, in questa storia, e un biglietto con su scritto "La musica rende liberi". C'รจ la speranza, e c'รจ la tragedia.
Il violino di Auschwitz รจ esistito davvero, e la sua storia รจ arrivata a noi grazie al racconto dei sopravvissuti e al cuore del collezionista che lo ha comprato, una volta tornato in Italia.
Le ultime pagine del libro riportano brevemente i fatti documentati, il destino dei protagonisti, la ricostruzione dell'accaduto.
Ho pianto, leggendo questo libro.
Penso che aspetterรฒ ancora qualche tempo, prima di parlare di shoa al Piccolo T, ma quando sarร il momento, credo sarร da qui che inizierรฒ.
Penso che aspetterรฒ ancora qualche tempo, prima di parlare di shoa al Piccolo T, ma quando sarร il momento, credo sarร da qui che inizierรฒ.
PS: Non ho potuto farne a meno: ho cercato in rete notizie sui protagonisti di questa storia.
Ho trovato anche una foto: Eva Maria era bellissima.
Un po' piรน adulta di come l'avevo immaginata. Nella foto guardava lontano.
Autore: Anna Lavatelli
Illustratore: Cinzia Ghigliano
Edizioni Le rane di Interlinea
86 pagg.
Anno di pubblicazione: 2018
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