I bambini non li porta la cicogna.

Se leggendo il titolo di questo post avete pensato a un libro di educazione sessuale, siete molto molto lontani dalla verità. Qui, infatti, i bambini non li portano le cicogne, ma le cornacchie. Una cornacchia, in particolare, dal nome altisonante di Pompeo Tiburzio.


Voglio anch'io è la sua storia, nata dall'estro di Gek Tessaro e edita da Terre di mezzo editore.
Pompeo Tiburzio, fiero come il nome che porta, non si accontenta di essere una cornacchia e vuole fare la cicogna. Riesce ad ottenere il suo incarico, verso una meta apparentemente vicina, e parte con il suo fagotto.

In realtà sbaglia indirizzo, e anziché a Venezia in via Perugia, porta il suo carico a Perugia in via Venezia. Sconsolato, visto che è solo una piccola cornacchia e non riesce a fare molta strada, sta per arrendersi, ma incontra il Capitano di Ventura Sigismondo Bernardino della Cialda.

Insieme a lui e con il suo aiuto, affronterà mille avventure per portare a termine il proprio compito, incontrando draghi, principesse, animali fuggiti dallo zoo, fenicotteri e pirati, e salendo su un treno molto rodariano, che collega due stazioni pur stando fermo, perché è lungo esattamente dall'una all'altra.

Con Voglio anch'io, l'estro e l'umorismo di Gek Tessaro trovano uno spazio multiforme in cui esprimersi: dalle illustrazioni dei protagonisti, tutti con una certa dose di goffaggine, agli intrecci improbabili tra i quali si dipana la trama.
Alla nobiltà del Cavaliere e all'altisonanza del nome di Pompeo si accompagna un lessico particolarmente caratterizzato, ricco di termini ricercati e un po' arcaici, tipici di un racconto cavalleresco d'altri tempi: viene quasi spontaneo leggerlo con voce impostata, questo libro.
E tutto questo crea un contrasto delizioso e irrimediabilmente comico con gli errori grossolani di Pompeo e dei suoi compagni di avventura, con i loro contrattempi schiocchi da sketch comico.

Voglio anch'io è un breve romanzo a capitoli, perfetto da leggere un po' alla volta, la sera, preparandosi a mille "Cosa vuol dire?" di fronte ai termini usati dall'autore.
È una storia senza tempo e senza regole, che fa incontrare cavalieri medievali, treni, animali parlanti disegnando un microcosmo di sensato nonsense.
Il neonato nel fagotto non lo vedremo mai: è solo un espediente (un "MacGuffin", direbbe Hitchcock) attorno al quale sviluppare la storia, il simbolo di una missione che il piccolo Pompeo affronta con tutta la tenacia di cui una cornacchietta può disporre.

Di tutto il libro, a me e al Piccolo T ha fatto ridere più di ogni altra cosa l'idea di questo treno, immobile sui binari, che collega due stazioni. È da qui che mi è venuta l'idea di questo gioco dell'oca ispirato alla storia di Pompeo:

 

missione venezia.


Anche questa volta, potrete trovare plancia di gioco e carte nel mio pdf stampabile.
Per preparare il gioco, ritagliate (e plastificate, se possibile) le carte e procuratevi un dado e una pedina.
Scopo del gioco è aiutare Pompeo a portare il suo fagotto a Venezia.



Per giocare, si parte dalla casella-fagotto.
Ogni giocatore, a turno, tira il dado e va avanti di tante caselle quante ne indica il dado. Se finisce esattamente su una stazione (casella rossa) può prendere il treno, ovvero prendere, al turno successivo, la scorciatoia passando dal treno per arrivare alla stazione successiva (il treno, essendo fermo, conta come una casella).


Se finisce su una casella verde (con il simbolo delle carte) deve pescare una carta:
  • Carta cicogna: porta la pedina fino alla stazione successiva.
  • Carta drago: salti un turno per combattere contro il drago.
  • Carta pirati: porta la tua pedina fino alla successiva casella con i pirati.
Vince chi arriva per primo a Venezia.
Buon divertimento (con il libro, prima di tutto)!


Voglio anch'io
Gek Tessaro
Copertina rigida, 56 pagg
Prima edizione: 2017

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