C'era una volta... Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori.
No: c'era una volta una mamma che si annoiava un po' con le fiabe classiche. Le aveva sentite mille volte da piccola e quindi insomma mo' basta, no?
E però a quella mamma piacevano da matti le rivisitazioni, le citazioni, le parodie. Anche quelle delle fiabe classiche (di Cappuccetto Rosso, poi, ce n'è di fantastiche). E per capire una parodia bisogna conoscere l'originale. E poi in fondo le fiabe fanno profondamente parte della nostra cultura, ed è giusto che un bimbo le conosca.
Sul come e quando farle conoscere, la discussione è aperta. Almeno per gli esperti del settore.
Per me, invece, si è chiusa quando ho incontrato le mini fiabe di Attilio, edizioni Lapis.
Non ho mai amato le riduzioni, eppure queste mi hanno conquistato immediatamente.
Sono cartonati, formato quadrotto, perfetti per essere sfogliati e maneggiati dalle mani piccole di un bambino (diciamo dai due anni).
Il testo è giusto: né troppo, né poco, ma quanto basta per trasmetterela trama, senza fronzoli.7765
E i disegni? Potrei dire che anche i disegni sono semplici, che spiccano sul fondo bianco, che hanno bordi netti, spessi e ben definiti per risultare ben comprensibili ai più piccoli.
Potrei dire questo, sì, ma la persona che è rimasta più affascinata da queste illustrazioni, in famiglia, non è stato l'unenne-e-mezzo, e nemmeno il cinquenne, ma quella di trentaenonvelodico anni.
Il tratto di Attilio Cassinelli, in arte Attilio e basta, pittore, designer e illustratore genovese, (e premio speciale della giuria al premio Andersen 2017) è semplice e minimale, ma ricco di espressività.
In Cappuccetto Rosso i "buoni" sono rotondi, morbidi, mentre il lupo è triangolare e appuntito. Bastano pochi tratti molto geometrici per rappresentare i personaggi in tutta la loro personalità.
Le pagine alternano figure libere su sfondo neutro con testo a sinistra a soluzioni miste, con sfondi più o meno presenti: dai fiori, morbidi e vivi, che decorano la pagina lasciandole aria, agli alberi grigi e appuntiti del bosco, che non lasciano scampo.
Insomma: a dispetto dello stile minimale, le immagini restituiscono alla storia tutta l'espressività che la sintesi del testo può avergli tolto.
E così, nel mio piccolo, ho voluto lavorare anch'io su questo minimalismo e questa espressività, giocando a "che occhi grandi che hai".
Ho disegnato sui due lati di un rettangolo di carta, con pochi tratti, una nonna e un lupo.
Gli occhi della nonna sono due puntini, quelli del lupo sono molto più grandi, come vuole la fiaba.
Unica accortezza: fare in modo che l'area attorno agli occhi sia libera da altri segni grafici e sia, nei due lati, alla stessa altezza.
Ho poi creato un involucro su misura attorno al cartoncino bianco, disegnandoci sopra un letto e facendo in modo che il bordo della coperta corrispondesse all'incirca agli occhi.
Ho sfilato l'involucro e l'ho tagliato in due, tra coperta e cuscino, per poi infilarvi nuovamente il cartoncino con i due personaggi.
E ora, scopriamo chi c'è dentro il letto della nonna, abbassando piano piano le coperte e alzando un po' il cuscino.
Come ha gli occhi? Sono piccoli? Forse è la nonna.
E adesso?
"Che occhi grandi che hai!". Ma sarà mica il lupo? Chiama il cacciatore, presto!
"Che occhi grandi che hai!". Ma sarà mica il lupo? Chiama il cacciatore, presto!
PS: Oltre a Cappuccetto Rosso, scoprite anche I tre porcellini, Il brutto anatroccolo e I musicanti di Brema, tutti nati dall'abile matita di Attilio. Chissà: magari conquisterà anche voi.
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