Era divertente, creativo, colorato, e serviva il bicipite di Arnold Schwarzenegger (versione pre-governatore della California) per giocarci.
Poi, appena ho superato l'età entro la quale è socialmente accettabile giocare col Pongo, ecco che si inventano il didò.
Divertente, creativo, colorato e finalmente morbido da lavorare.
Ecco un'altra di quelle cose che "Non vedo l'ora di avere un figlio per..."!
Solo che il giorno in cui mi è venuta l'illuminazione ("Ehi, ADESSO è quel momento in cui posso avere la scusa per giocare col didò!") era domenica, pioveva e di voglia di andare a cercarmi un negozio che lo vendesse proprio non ne avevo.
Come sempre, mi è venuto in soccorso San Google, e trovata la ricetta giusta mi sono detta:
il didò lo faccio io.
Gli ingredienti:
- 1/2 tazza di sale fino (frullatelo se volete una pasta più "liscia")
- 1 tazza di farina
- 3/4 di tazza di acqua
- 1 cucchiaino di olio di semi
- 1 cucchiaino di cremor tartaro (cremor che? Diranno i miei piccoli lettori. Be', è un agente lievitante e lo trovate al supermercato nello scaffale degli ingredienti per dolci. Ci potete fare anche una goduriosissima chiffon cake come questa, che mi ha fatto scoprire la mia amica Letizia).
- colorante alimentare
- qualche goccia di aroma di vaniglia.
Potete ovviamente sostituirlo con qualsiasi altro aroma: in rete girano fantastiche ricette di paste da modellare "tematizzate", ad esempio con la cannella per il Natale o con il limone per l'estate (idea polisensoriale: perché non mettere a ogni colore un profumo diverso?).
Mescolate tutti gli ingredienti tranne il colorante, cuocete a fuoco basso in un pentolino antiaderente, mescolando continuamente, finché l'impasto si stacca dalle pareti e diventa una palla (bastano pochissimi minuti).
Lasciatelo riposare per qualche minuto, coperto da una ciotola, poi lavoratelo un po' con le mani, dividetelo in palline e aggiungete ad ognuna il colorante che preferite.
Il bello è che se lo chiudete bene in un contenitore, e magari avvolgete le singole palline in una bustina di plastica in modo che prendano meno aria possibile, si conserva in frigo per qualche mese.
Ed, ora, fate divertire i vostri bimbi e create con loro draghi, pupazzi, treni, castelli e...
no, per i primi tempi è meglio abbassare un po' le aspettative.
Il Piccolo T, ad esempio, ha passato alcune settimane ordinandomi di fare delle palline e divertendosi a schiacciarle una per una col palmo della mano.
Finché gli ho insegnato a formare i bruchi con le palline verdi (che facevo rigorosamente io) mettendole una dietro l'altra.
Alla fine il bruco faceva la stessa fine delle prime palline.
Ma chisseneimporta: finalmente ho potuto iniziare a giocare col didò!
2 commenti
Anch'io non vedevo l'ora di avere un bimbo per tornare a giocare col didò! Però devo ammettere che ... mi sono affidata a quello industriale ... sacrilegio!!!!!!!!!!! Cmq prima o poi lo proverò ;) ... o continuo a usare il cremor tartaro per la Chiffon Cake? :*
RispondiEliminaInutile mentire: il didò industriale è più morbido e malleabile.
RispondiEliminaQuello fatto in casa però ha il vantaggio di poter essere usato anche dai bimbi piccoli (sono tutti ingredienti commestibili, anche se proprio bene non fanno) e di poter essere personalizzato con aromi, glitter, ecc.
Certo che la Chiffon resta senza dubbio l'uso migliore per il cremor tartaro. ;)